BOLOGNA – La ripartenza post-pandemia pesantemente condizionata dalle incognite legate all’invasione russa in Ucraina. Nel 2021 il pil dell’Emilia Romagna è arrivato a +7 per cento, la produzione è cresciuta dell’11,5 recuperando e anzi andando oltre il -10,4 del 2020. In questo inizio del 2022 bisogna però fare i conti, oltre che con l’aumento dei costi di produzione legati all’approvvigionamento di energia, anche con gli effetti della guerra e delle sanzioni, con l’Italia ormai dichiarata da Mosca paese ostile.
Sono 4000 le imprese emiliano romagnole che esportano in Russia, più di 2400 in Ucraina. Le importatrici sono invece, rispettivamente, 531 e 377. Sia in entrata che in uscita, nel 23 percento dei casi i due mercati incidono per oltre tre quarti sul portafoglio delle realtà produttive. Nel presentare i dati congiunturali, Unioncamere, Confindustria e Intesa Sanpaolo assicurano il loro supporto a chi è più colpito da questa situazione, ma fanno appello per tenere accesi i motori del sistema regionale e nazionale per contrastare le difficoltà.
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