MIRANDOLA (Modena) – Mentre negli ospedali dell’Emilia-Romagna si scava la trincea contro il Coronavirus, con il potenziamento progressivo delle terapie intensive giunto già oltre i 340 posti che diventeranno 540 nel giro di pochi giorni, la battaglia prosegue anche fuori, tra laboratori di ricerca pubblici ed aziende private in fase di riconversione. E c’è una storia che lega Mirandola a Bologna e al resto d’Italia alimentando le speranze dei reparti sotto pressione: l’idea del professor Marco Ranieri dell’Università di Bologna di collegare più pazienti a un singolo ventilatore polmonare, creando un circuito che potrebbe almeno raddoppiare la capacità di accoglienza dei reparti di terapia intensiva. La sperimentazione all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna ha avuto successo: il circuito creato coi prodotti dell’azienda mirandolese funziona, come ha confermato il commissario all’emergenza Covid Sergio Venturi. Una soluzione che ora Intersurgical può spendere anche nelle sue 23 sedi estere, comprese la Cina, la Francia, la Germania, il Regno Unito e gli Stati Uniti. L’azienda, nata come Starmed da un’idea di Mario Veronesi, è specializzata da sempre in ventilatori non invasivi ma negli ultimi sette giorni ha subìto una trasformazione epocale per rispondere alle richieste, legate all’emergenza Coronavirus, che arrivano da tutta Italia.
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