REGGIO EMILIA – Il 30 novembre scorso, a Roma, è stata presentata un’indagine sulla carenza di conducenti di autobus in Italia. La ricerca è curata da Anav, l’associazione che riunisce le aziende del settore autotrasporto viaggiatori. Dall’indagine emerge che il Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale è sostanzialmente invariato da almeno dieci anni. In altre parole, le risorse che lo Stato destina al finanziamento del servizio sono ferme dal 2013 attorno a quota 5 miliardi di euro. Il mancato adeguamento anche solo al tasso d’inflazione ha determinato una carenza di fondi che per il 2023 viene stimata da Anav in 751 milioni di euro. Nel decennio le risorse mancanti superano i 2,5 miliardi di euro. Pochi giorni prima della presentazione della ricerca, la Conferenza delle Regioni aveva chiesto al Governo di aumentare il Fondo per il trasporto pubblico di 700 milioni di euro.
L’insufficienza dei fondi, secondo l’Anav, è la principale ragione alla base della difficoltà di reperimento degli autisti. Le aziende del campione esaminato rappresentano il 16% del totale e denunciano la mancanza di oltre 9mila conducenti. La situazione nella nostra regione e in provincia di Reggio non è diversa. Dei 5 miliardi di finanziamenti statali, la quota assegnata all’Emilia-Romagna è di circa 370 milioni di euro, che comprendono – si badi bene – anche le linee ferroviarie locali.
Bastano? Naturalmente no, ma non ci vanno neanche vicino. Secondo la Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, il Fondo nazionale copre solo il 40% del fabbisogno complessivo, che supera i 900 milioni di euro. I ricavi dalla vendita di biglietti e abbonamenti coprono il 30 per cento dei costi. Il restante 30 per cento, dice la Corte dei conti, pesa sulle spalle degli enti locali, in particolare della Regione.
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