MODENA – Lo abbiamo conosciuto in questi anni come Hamed Junior Traorè, talento ivoriano classe 2000 arrivato in Italia in provincia di Reggio Emilia, cresciuto prima tra i dilettanti del Boca Barco – squadra di una frazione di Bibbiano – poi nell’Empoli e infine sbarcato al Sassuolo un’estate fa. In realtà quel cognome, Traorè, sarebbe frutto di una falsa parentela: colui che si è spacciato come padre del calciatore, Hamed Mamadou Traorè, sarebbe infatti un finto genitore, che sfruttando la millantata parentela avrebbe portato il calciatore del Sassuolo e il fratello, ora in forza all’Atalanta, in Italia da Abidjan, capitale della Costa d’Avorio.
Un vero e proprio traffico di giovani calciatori quello su cui indaga la Procura di Parma: cinque le persone cui gli inquirenti contestano a vario titolo reati di falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli uomini della squadra mobile di Parma hanno eseguito perquisizioni e interrogatori da cui sarebbero emersi i riscontri definitivi all’ipotizzata falsità dei rapporti di parentela.
I calciatori sono stati sentiti semplicemente come persone informate dei fatti ma non risultano nel registro degli indagati. Tra i calciatori arrivati grazie a falsi rapporti di parentela anche uno del Lecce, uno tesserato per un club di Serie D e uno di proprietà del Parma ora in prestito in una formazione del massimo campionato finlandese. L’inchiesta coinvolge anche Marina Edwige Carine Teher, dipendente dell’Atalanta, ma tutti i club in cui militano i giocatori, Sassuolo compreso, sono totalmente estranei alle indagini.
Hamed Mamadou Traorè, 45 anni, istruttore di calcio e fondatore del club ivoriano dell’Abidjan Leader Foot Academy, avrebbe così portato in Italia Hamed Junior Traorè del Sassuolo ma anche il fratello Amad Traorè, attaccante del 2002 che con l’Atalanta quest’anno ha già esordito e segnato in Serie A: 3 presenze e 1 gol nel 7-1 sull’Udinese.
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