GENOVA – La maxi-inchiesta delle Procure di Genova e La Spezia che sta scuotendo la Liguria tocca anche Iren. Oltre al presidente della Regione Giovanni Toti e all’imprenditore Aldo Spinelli, notissimo nel mondo del calcio per in quanto ex presidente del Genoa e del Livorno, gli agenti della Guardia di Finanza hanno arrestato con l’accusa di corruzione anche l’amministratore delegato dell’azienda di servizi Paolo Emilio Signorini. Va precisato subito che Iren, in questa vicenda, non c’entra nulla. I reati contestati a Signorini risalgono al periodo nel quale Signorini era a capo dell’Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale, tra il 2016 e il 2023.
L’ordinanza di custodia cautelare porta la firma del giudice dell’indagine preliminare del tribunale di Genova Paola Faggioni. L’inchiesta, condotta da ben sei magistrati, iniziò nel gennaio 2020, quando l’Ufficio di informazione finanziaria della Banca d’Italia segnalò alla magistratura alcune operazioni finanziarie sospette di una fondazione che fa capo al presidente della Liguria Toti. L’indagine ha poi portato alla luce una serie di episodi di corruzione che hanno per epicentro la Regione Liguria e il porto di Genova.
Paolo Emilio Signorini, 61 anni, è amministratore delegato e direttore generale di Iren dal 31 agosto scorso. Fu nominato dal consiglio di amministrazione su indicazione del comitato di sindacato dei soci pubblici. Sulla base degli accordi parasociali, l’amministratore delegato di Iren viene espresso dal Comune di Genova.
Secondo l’accusa, per favorire il rinnovo e l’ampliamento delle concessioni di aree del porto di Genova, Signorini si sarebbe fatto corrompere dall’imprenditore Spinelli. Come? L’elenco degli episodi è lungo: 22 soggiorni di lusso all’hotel Paris di Monecarlo per oltre 42mila euro, un’auto per andare e tornare dal Principato, fiche per fare puntate alla Casa da gioco di Montecarlo, un bracciale in oro Cartier da 7.200 euro, 15mila euro in contati, il pagamento del banchetto nuziale della figlia per 6.600 euro, la promessa di un incarico con retribuzione annua pari a 300mila euro una volta terminato il mandato alla presidenza dell’Autorità portuale.
La multiutility oggi ha riunito d’urgenza il Cda, che ha preso atto delle misure cautelari disposte dalla magistratura nei confronti dell’amministratore delegato e dell’oggettiva impossibilità temporanea da parte di Signorini di esercitare le proprie deleghe. Di conseguenza, ha revocato le deleghe all’ad suddividendole tra il presidente Luca Dal Fabbro e il vice presidente Moris Ferretti. “Questo assetto – assicura Iren – garantisce la piena continuità delle attività aziendali per il conseguimento degli obiettivi contenuti nel piano industriale”. In un’altra nota, diffusa già in mattinata, Iren aveva precisato che i reati contestati a Signorini sono riferiti al suo precedente ruolo di presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure occidentale.
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