REGGIO EMILIA – Letizia Davoli, si potrebbe dire per raccontarti: dall’Emilia allo spazio. Sei una reggiana che vive a Roma, che decise di laurearsi in astrofisica, quando ancora le materie Stem, acronimo dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics, non erano di moda. Com’è accaduto?
“Quella per l’astronomia è una passione che ho avuto fin da piccola. A 7 anni ero una bambina vivacissima, sempre in movimento: mi sono rotta un braccio e il mio papà, di notte, per distrarmi dal dolore, mi ha portato sul terrazzo a vedere le costellazioni, raccontandomi i miti che le accompagnano. Caso ha voluto che in quel momento sia comparsa una stella cadente. E’ stato un attimo, ma è bastato a far scoppiare la passione per quello che succedeva in cielo. Non ho pensato neanche un attimo a quante donne ci fossero nel mondo dell’astronomia, né a quanto fossero studi poco “di moda” rispetto ad Economia o Giurisprudenza. Ho finito il liceo scientifico di corsa e poi subito a Bologna ad iscrivermi. Il primo anno eravamo meno di 30, siamo arrivati alla laurea poco più della metà. Di esame in esame, il mondo dell’astrofisica mi affascinava sempre di più, e ancora oggi è al centro dei miei studi e dei miei interessi professionali, anche se non da ricercatrice, ma da divulgatrice”.
Con “ C’è spazio” , un programma ideato e condotto da te su TV2000, hai fatto divulgazione scientifica su un tema per molti ostico. Perché pensi sia importante diffondere conoscenza in questo campo?
“Quello dell’analfabetismo scientifico è un problema immenso in questo paese, non solo in astronomia, e questa pandemia lo ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità. Raccontare il mondo come giornalista tv, in 22 anni, mi ha dato gli strumenti per capire che oggi è quanto mai necessario rimboccarsi le maniche e riempire i vuoti abissali di conoscenze e competenze che il rapidissimo progresso tecnologico di questi ultimi 20 anni ha lasciato nella popolazione, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, anche a livello politico. Emblematica la domanda che mi sono sentita rivolgere migliaia di volte: “ma a cosa servono gli astronomi, o i fisici? Non salvate vite, non siete medici: la ricerca spaziale e la ricerca pura sono uno spreco di soldi”. Con C’è Spazio – che ho realizzato con il patrocinio dell’Agenzia Spaziale Europea, della Agenzia Spaziale Italiana e con l’Istituto Nazionale di Astrofisica, grazie ai quali ho avuto in studio l’eccellenza della ricerca italiana – ho voluto rispondere una volta per tutte a questa domanda, dimostrando che non c’è progresso senza conoscenza, e che alla continua ricerca di nuove conoscenze dobbiamo il nostro benessere di oggi. La conoscenza, infatti, non è mai fine a sé stessa: ogni passo avanti nella nostra consapevolezza della realtà non solo ci rende donne e uomini migliori, capaci di pensare e liberi da condizionamenti, ma porta anche ad un miglioramento della nostra vita. La Nasa ha un motto: “There’s more Space in your life than you think”, che significa “c’è più Spazio nella tua vita di quanto pensi”. Perché la maggior parte delle tecnologie che ci circondano, oggi, sono frutto dalla ricerca spaziale, fin dallo sbarco sulla Luna. La telemedicina, la chirurgia robotica, i defibrillatori, il goretex, il teflon, e poi il GPS, i cellulari, i touch screen, Internet, le smart city, l’agricoltura di precisione, l’adroterapia – con cui si curano molti tumori- sono solo alcune delle migliaia di applicazioni che dallo spazio e dal mondo della ricerca pura sono entrate nella nostra vita di tutti i giorni. Senza di esse, oggi, vivremmo come nelle caverne, con bassissime aspettative di vita. Non avere la piena consapevolezza dell’importanza dello Spazio e della Ricerca per la nostra vita significa bloccare il progresso e continuare a vivere intrappolati nel passato, invece che impegnare tutte le nostre forze nella costruzione di un futuro migliore per tutti”.
Sei stata una delle testimonial della bella iniziativa “Ragazze digitali” che si è svolta a Reggio Emilia e Modena in questi anni grazie all’idea progettuale voluta da una associazione di genere , Ewmd, in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia e finalizzata ad avvicinare le ragazze alle materie Stem per poi favorire una scelta universitaria conseguente. Laurearsi oggi in astrofisica per una donna significa per forza mettere in conto di lasciare l’Italia?
“Oggi – diversamente da quando mi sono laureata io – c’è ampia scelta: l’Italia in questi 30 anni si è conquistata un posto di eccellenza nella ricerca scientifica in tutti i settori Stem e andare all’estero è una scelta, non più un obbligo dettato dalla scarsità dell’offerta disciplinare e di percorsi di ricerca. Chi sceglie un percorso Stem, quindi, può decidere come indirizzare il proprio futuro professionale, anche se un periodo all’estero è sempre importante farlo, perché crea una serie di relazioni e competenze fondamentali per il proprio futuro”.
Se si pensa al cielo al femminile e ad alcune grandi donne che lo hanno frequentato, viene alla mente il volto di Margherita Hack. Fu la prima donna a dirigere un Osservatorio astronomico , quello di Trieste, e fu anche una appassionata divulgatrice scientifica. C’è un pantheon personale di Letizia dove collochi le donne dell’astrofisica che in qualche modo ti hanno ispirato?
“Sicuramente Margherita Hack è la donna che più ha indirizzato le mie scelte professionali, anche se non l’ho mai conosciuta di persona. Seguendo il suo lavoro ho conosciuto la Radioastronomia, il settore nel quale mi sono ‘specializzata’, e sempre ascoltandola ho capito che raccontare l’astronomia è bello e importante quanto fare ricerca. La mia passione per la divulgazione è nata con lei (e con Piero Angela, altro colosso della divulgazione scientifica). Purtroppo, in Italia, non c’erano allora altre figure femminili altrettanto carismatiche nel mondo dell’astronomia. Le ragazze di oggi invece hanno la fortuna di avere davanti donne come Fabiola Gianotti, direttore generale del Cern, o Marica Branchesi, astrofisico nel settore delle onde gravitazionali impegnata nel progetto internazionale Virgo, eletta tra le 100 donne più influenti dell’anno nel 2018 dalla rivista Time. Nel campo dell’astronautica non si può non citare Samantha Cristoforetti, che tornerà presto sulla Stazione Spaziale Internazionale. Ma come loro, ci sono oggi tantissime figure femminili che devono riempire le ragazze di fiducia nelle proprie capacità, anche tra le ricercatrici in forza alla nostra Agenzia Spaziale Europea o alla Nasa, dove le donne occupano tantissimi ruoli chiave”.
So che ti impegni in un volontariato culturale che ti porta nelle scuole a divulgare conoscenze astronomiche. Il Covid ha bloccato anche le visite agli Osservatori Astronomici e gli incontri in presenza nelle scuole, ma non ti ha fermata….ci racconti quale azione diversiva hai messo in campo per “battere” il Covid e continuare nella tua attività?
“C’è una frase che mi ha detto un direttore della Agenzia Spaziale Europea, parlando dell’importanza di raccontare, instancabilmente, lo Spazio: “se come adulti non saremo di ispirazione per i più giovani, come adulti avremo fallito”. Questa sua riflessione è stata il motore della mia scelta di volontariato, una volta finito il programma in tv. Il Covid ha costretto a scelte editoriali diverse, così ho deciso di utilizzare tutti i mezzi a mia disposizione, nel mio tempo libero, per non mollare le tante scuole che grazie a C’è Spazio avevano iniziato ad approfondire in classe questi temi, purtroppo estranei ai percorsi didattici tradizionali. Per molti mesi pre covid ho girato per tante classi chiamata da maestri e docenti: erano bellissime occasioni per incontrare ragazze e ragazzi e rispondere alle loro domande, vedere accendersi nei loro occhi l’interesse per realtà che magari nessuno gli aveva mai mostrato, aiutare gli insegnanti a raccontare il futuro, il mondo che aspettava i ragazzi una volta fuori dalla scuola. Poi è arrivata la pandemia, e facendo di necessità virtù ho spostato questi incontri dal mondo reale al virtuale. In un certo senso, da un male è nato qualcosa di positivo: l’utilizzo massiccio, a scuola, di questi nuovi strumenti didattici per la DAD, ha aumentato le richieste, rese molto più facili da soddisfare proprio grazie alla possibilità di fare lezione da casa! Così, dopo alcuni mesi, insieme a due carissimi amici appassionati di spazio e impegnati nella divulgazione come me, abbiamo deciso di trasformare questi impegni occasionali in una attività di volontariato vera e propria dedicata alla scuola. E’ nata così Space Is Cool, una associazione culturale noprofit, con un gioco di parole inglesi che significa “lo spazio è figo” ma che allo stesso tempo richiama il concetto di school, di scuola. Gli incontri che offriamo sono tagliati su misura per le singole classi, in base ai programmi svolti dai docenti. E’ questa la nostra forza: non proponiamo lezioni standard, ma affianchiamo maestri e professori nel loro percorso didattico. Lo Spazio è il futuro, l’Umanità è destinata a diventare una specie interplanetaria: noi di Space Is Cool siamo convinti che la scuola e le nuove generazioni siano il fulcro di questo cambiamento. Il nostro volontariato è il nostro modo per dire grazie al mondo della scuola, e per aiutarla ad accompagnare i nostri ragazzi in un mondo completamente nuovo”.
La pandemia ha inciso sulle vite di ciascuno, ma non si può negare che ha incrementato le diseguaglianze esistenti tra uomini e donne nel nostro Paese, come purtroppo dimostrano gli oltre 300.000 posti di lavoro persi dalle donne nel corso di un anno. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, quello che l’Italia dovrà presentare alla Unione Europea per ricevere le ingenti risorse del Next Generation UE, dovrà essere fortemente orientato a settori economici legati all’Ict, alle infrastrutture, al green new deal, tutti settori in cui la presenza delle donne è minoritaria. La tua professionalità ti porta ad essere a contatto proprio con aziende che operano nel campo tecnologico, come quelle aerospaziali; pensi siano possibili, in questi ambiti produttivi, azioni di riequilibrio a favore dell’occupazione femminile?
“Quello del crollo di occupazione femminile a causa della pandemia è una delle tragedie sociali che dovremo affrontare nei prossimi mesi, una volta finita l’emergenza. Per fortuna, il settore delle alte tecnologie è stato tra i pochi a non essere intaccato così pesantemente dalla crisi, per il suo ruolo strategico nello sviluppo del paese. Il Pnrr dovrà necessariamente essere focalizzato sulla Ricerca, perché, come abbiamo detto prima, senza Ricerca non c’è progresso. Un altro dato importante è che la Space Economy, cioè tutto il mondo produttivo legato allo Spazio, produce fortissimi ritorni economici per un paese: ogni euro investito ne porta da 6 a 9 in tecnologie, sviluppo e occupazione. Le aziende dell’aerospazio, dai grandi player del settore come Thales Alenia Spazio Italia, Leonardo, Telespazio o Avio, fino alle migliaia di Pmi dei distretti aerospaziali italiani, sono sempre a caccia delle migliori competenze, anche in questo momento così difficile, e le competenze – per chi lavora in questi ambiti – non sono mai questioni di genere: alle ragazze e ai ragazzi, a scuola, dico sempre che nello Spazio c’è spazio per tutti. Chi affronta percorsi Stem ha solo l’imbarazzo della scelta per il proprio futuro lavorativo, in Italia o nel resto del mondo. Le opportunità sono infinite, basta avere la volontà di coglierle”.
Natalia Maramotti
Chi è Letizia Davoli
Letizia Davoli si laurea nel 1996 in Astronomia a Bologna con una tesi dal titolo: “Osservazioni ad alta risoluzione di radiogalassie Dumbbell”. Nel 1997 frequenta il master in “Comunicazione d’Impresa e Pubbliche relazioni Europee”. Nel 1998 è giornalista redattore esperto di TV2000 ; per la stessa rete televisiva è ideatrice e conduttrice di C’è spazio, una programma di divulgazione scientifica dedicato allo spazio e all’astronomia. Nel 2017 è nominata tra le 10 donne italiane più influenti nel digitale. Dal 2020 è responsabile scientifico di Cosmo Academy e Cosmo Academy Planetarium, un progetto di Edu-tainment sulla esplorazione spaziale realizzato con il patrocinio della Agenzia Spaziale Europea, della Agenzia Spaziale Italiana, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e con la collaborazione del mondo dell’aerospazio italiano all’interno del Parco Divertimenti Magicland, il più grande del centro – sud Italia. Cosmo Academy Planetarium è uno dei planetari più grandi d’Europa, grazie ad una cupola di 26 metri. E’ consulente scientifico di numerosi progetti di divulgazione scientifica rivolti alle scuole e partecipa attivamente alla diffusione delle materie STEM, rivolte soprattutto alle ragazze delle scuole superiori. Nel 2021 fonda Spaceiscool insieme alla giornalista e Social Media Manager Francisca Gutierrez ed Andrea Cuozzo, presidente della Associazione Astronomica Pavese; si tratta di un progetto rivolto al mondo della scuola che vuole approfondire condividendo la conoscenza in campo scientifico grazie ad incontri on line, un sito e iniziative pubbliche in live streaming rivolte sia agli studenti che al grande pubblico.
intervista astrofisica Letizia Davoli TV2000 C'è spazio