BOLOGNA – Dati discordanti, interessi territoriali, la pressione del mondo economico, lo spettro della crisi da esorcizzare, ma anche la cautela degli scienziati e la priorità assoluta della salute pubblica. L’avvicinamento alla fase 2, quella della riapertura di larga parte delle attività produttive, viaggia in modo tutt’altro che lineare tra spinte e frenate: diverse regioni, tra cui l’Emilia Romagna, premono per anticipare la ripresa almeno in alcuni settori strategici. E a dare argomenti a chi chiede una ripartenza scaglionata sulla base del grado diverso dell’emergenza da regione a regione ecco il calendario dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute, che prevede per fine maggio l’azzeramento dei nuovi contagi in Emilia Romagna, situazione che in Lombardia e nelle Marche invece non arriverà prima di fine giugno.
Realtà variegata per accordare la quale serve uno strumento guida. E’ quello proposto dal GIMBE, la fondazione con sede a Bologna che si occupa di ricerca e rilevazioni scientifiche. Il modello si basa su due variabili: la prevalenza, che misura la densità dei contagi ogni 100mila abitanti, e l’incremento percentuale dei casi totali, misurato su base settimanale.
Dall’incrocio dei valori medi nazionali di queste due variabili si ricavano quattro quadranti (rosso, arancione, giallo e verde) che fotografano la situazione dell’emergenza zona per zona: l’adozione di una stessa unità di misura a livello nazionale permetterebbe dunque di personalizzare tempistiche e decisioni per una ripartenza scaglionata a rischi ridotti.
L’Emilia, sulla base del modello del GIMBE, si posiziona in zona gialla, definita di raffreddamento dell’emergenza e caratterizzata da alta prevalenza, quindi da un contagio molto diffuso, ma anche da un incremento percentuale progressivamente sempre più basso.
“Non si tratta di una classifica – precisa il presidente del GIMBE Nino Cartabellotta – ma di un modo per monitorare le regioni sulla base dell’evoluzione dell’emergenza”. Un’emergenza ancora preoccupante, nella valutazione del GIMBE: “a due settimane dalle possibile riapertura – conclude Cartabellotta – gli incrementi percentuali sono ancora molto elevanti, anche per le regioni nel quadrante verde”. L’indicazione finale è quindi quella di massima allerta, perché l’emergenza è tutt’altro che risolta.
Riaperture su base regionale, il vademecum della fondazione Gimbe
20 aprile 2020
In vista della Fase 2, la Fondazione GIMBE propone uno strumento univoco per mappare l’evoluzione del contagio e valutare i tempi e i rischi legati alla riapertura delle attività produttive