MONTECCHIO (Reggio Emilia) – Arrivò in città pochi mesi prima che cadesse il muro di Berlino e un anno dopo la visita di Giovanni Paolo secondo alla nostra città. Il vescovo Paolo Gibertini, morto poco dopo la mezzanotte a Montecchio, trovò una diocesi nella quale il clero stava invecchiando e diminuendo e i laici si stavano confrontando sull’unità dei cristiani in politica e su come annunciare il Vangelo nella cosiddetta “Emilia grassa”.

Monsignor Gibertini durante una udienza privata con il Papa Giovanni Paolo II
Fu così che il vescovo Paolo, Monaco benedettino, scelse di scrivere la sua prima lettera pastorale intitolandola “quaerere Deum“, cercare Dio, recuperando idee molto care a Sant’Agostino. Chiese ai cattolici di impegnarsi nella società senza dimenticare la propria identità.
Diede vita all’idea di aprire un museo diocesano ritenendolo uno strumento di conoscenza delle radici della fede e della bellezza. Volle restaurare la facciata della Cattedrale restituendo ai reggiani nel 1995 la Madonna dorata in tutto il suo splendore. Chiese a preti e laici di animare gli oratori senza trasformarli in puri “giocatori”. Al termine del suo mandato si ritirò prima in Sardegna, poi a Parma e infine nella casa del clero di Montecchio. Nel 2017 festeggiò gli 80 anni di vita da benedettino ricordando il suo ingresso in monastero a 17 anni. Sarà sepolto temporaneamente a Ciano, suo paese d’origine, in attesa che la salma venga poi traslata in Duomo a Reggio.
La salma di monsignor Gibertini, alla presenza del vescovo Massimo Camisasca e di un numero ristretto di familiari, riceverà l’ultimo saluto domani nella chiesa parrocchiale di Ciano; qui avrà luogo la sepoltura. Cessata l’emergenza sanitaria, verrà celebrata la messa solenne di suffragio.
Servizio Tg di Giulia Gualtieri
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