REGGIO EMILIA – Privatizzare il 50% della sanità emiliano-romagnola: è uno dei punti chiave del programma della candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni. Una proposta che rivoluzionerebbe un settore da 10 miliardi di euro all’anno.
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L’intervento di Gianluca Vinci a La Prova del Candidato su Telereggio ha avuto il merito di mettere finalmente al centro un tema programmatico concreto: il futuro del nostro sistema sanitario. Il segretario della Lega Emilia ha detto che, se Lucia Borgonzoni diventerà presidente della Regione, la quota di prestazioni private sarà portata dall’attuale 20% al 50%, sul modello della Lombardia e del Veneto. La nostra Manuela Catellani ha già analizzato le possibili conseguenze di una scelta del genere dal punto di vista sanitario; l’effetto principale è quello della concorrenza fra le diverse strutture private e fra privato nel suo complesso e pubblico per conquistare pazienti. Le attività non remunerative, invece, come i servizi territoriali, gli screening e la cura dei malati cronici, resterebbero sulle spalle della sanità pubblica.
C’è anche, naturalmente, un aspetto economico non secondario nella privatizzazione di metà della sanità regionale. Il sistema emiliano-romagnolo vale 10 miliardi di euro all’anno. Tolti i 3 miliardi di costi del personale, ne restano 7 per l’acquisto di beni e servizi sanitari e non sanitari. Portare al 50% la quota di prestazioni private significa dunque spostare 2 miliardi di euro all’anno dalla sanità pubblica a quella privata. Significa che a pagare sarebbe sempre il pubblico, ma i soldi finirebbero alle cliniche private accreditate che forniscono il servizio.
In questo modello i privati, anziché completare e arricchire l’offerta della sanità pubblica, la sostituiscono nei segmenti redditizi: ricoveri, interventi ed esami diagnostici. E’ un modello nel quale le scelte degli amministratori pubblici possono fare la fortuna degli operatori privati. L’artefice di questo modello in Lombardia è stato Roberto Formigoni, presidente della Regione per quasi 20 anni fino al 2013. Nel 2019 Formigoni è stato condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione e associazione a delinquere per vicende relative ai rapporti fra la Regione Lombardia e due istituzioni private, la Fondazione Maugeri e l’ospedale San Raffaele di Milano.
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