REGGIO EMILIA – “Oggi ci sono 14 comuni in provincia di Parma che afferiscono il servizio idropotabile attraverso l’uso della autobotti e quindi con ordinanze di protezione civile firmate dai sindaci”. Così Meuccio Berselli, direttore dell’Autorità di bacino del Po.
Paesi dell’arco appenninico nei quali le sorgenti, i torrenti e i corsi d’acqua si sono prosciugati. Succede nel piacentino e nel parmense. E’ la conseguenza della lunga siccità invernale e delle temperature precocemente estive. Due fenomeni che hanno finito per ridurre in secca il Po. I numeri aggiornati confermano come la siccità registrata nel bacino idrico del maggiore fiume italiano sia la peggiore degli ultimi 70 anni.
A Boretto la portata è ridotta a un sesto rispetto a quella considerata normale per il periodo. Anche per questo motivo dall’Osservatorio del distretto del Po arriva il semaforo rosso: “Questo può consentire alle regioni di chiedere lo stato d’emergenza, perché la portata del fiume è in esaurimento”.
La dichiarazione dello stato d’emergenza regionale avverrà domani pomeriggio. “Servono interventi rapidi per rispondere alla crisi che stiamo vivendo e altri strutturali per risolvere una situazione che ormai si ripete ogni anno”, fa sapere l’assessore regionale all’Ambiente e Protezione civile Irene Priolo. Mentre il suo omologo all’Agricoltura, Alessio Mammi, chiede di velocizzare i percorsi progettuali per la realizzazione di opere che consentano lo stoccaggio di acqua.
Quanto ai prelievi per l’irrigazione, si naviga a vista. Per ora quelli dai grandi laghi sono stati diminuiti del 20%. “Dai modelli che abbiamo, ciò ci consente di avere una portata nel Delta che possa garantire un’ulteriore intrusione del cuneo salino e anche la possibilità di continuare a prelevare l’acqua per uso idropotabile e per l’uso civile”.
Una tregua al caldo è in arrivo, ma si tratterà di qualche acquazzone. “Abbiamo già convocato per mercoledì 29 un nuovo osservatorio sulle crisi idriche”.