REGGIO EMILIA – Il costo delle produzione e della trasformazione del latte in Parmigiano Reggiano è aumentato, gli allevatori hanno sempre più difficoltà a trovare cereali, soia e mais. Ma ciò che preoccupa maggiormente è la diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane a causa dei rincari. “In Italia, nel 2022, si avrà un segno meno rispetto al 2021 per quanto riguarda il consumo del Parmigiano Reggiano – ha spiegato Nicola Bertinelli, presidente del consorzio – ma cercheremo un canale di sbocco sui mercati esteri”.
In questo contesto economico, il consorzio sta cercando di riprendersi dallo scossone che ha coinvolto il suo numero uno. Bertinelli, con l’azienda agricola di famiglia, produceva un formaggio simile al Parmigiano Reggiano, ma con caglio vegetale. Una scelta discutibile, secondo alcune interpretazioni vietata dallo statuto. Alla fine, Bertinelli ha superato indenne la burrasca ma il Consiglio di amministrazione ha detto basta a queste produzioni. E ora il divieto potrebbe essere esteso. “Abbiamo proposto – ha detto Bertinelli – la stessa misura che coinvolgeva gli amministratori per tutti i produttori di Parmigiano Reggiano del consorzio, che non potranno più produrre un formaggio definito ‘comparabile’, quindi che abbia una stagionatura superiore ai 6 mesi. Lo proporremo all’assemblea dei consorziati e a tutti i soci”.
Bertinelli ci tiene a ribadire che il formaggio “Senza”, prodotto dalla sua azienda, era destinato a un mercato diverso, ma conferma comunque che la sua produzione si è fermata. “Il contesto era differente – le sue parole – ma ora è giusto e corretto visto lo scenario che è cambiato. Oggi lo 0,4% della produzione riguarda formaggi ‘confondibili’, ma in futuro potrebbero finire su mercati diversi, quindi è giusto e corretto che non vengano più prodotti”.
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