RAVENNA – Mascherine Ffp2 arrivate l’estate dello scorso anno – in piena pandemia e con il vaccino ancora assente – al personale sanitario degli ospedali dell’Emilia Romagna che solo sulla carta erano regolari, in realtà i prodotti – importati dalla Cina – permettevano una percentuale di filtraggio di agenti patogeni di oltre dieci volte quanto previsto dalle norme di riferimento. L’azienda di Ravenna, che ha fatto arrivare in Italia il materiale, oltretutto non ha pagato Iva e dazi. È il giro illecito scoperto dalla Guardia di Finanza di Ravenna che aveva già eseguito alcuni provvedimenti nei mesi scorsi e che oggi procede al sequestro di beni per oltre 11 milioni – come profitto dei reati di contrabbando e truffa aggravata ai danni delle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna – e di tre milioni e mezzo di mascherine. Due persone risultano indagate, amministratori delle società coinvolte. Le indagini erano partite a novembre 2020, a partire da un controllo a una società con sede a Faenza. La società con sede a Faenza aveva effettuato importazioni dalla Cina di dispositivi di protezione individuale (mascherine ma anche tute e occhiali protettivi, visiere e calzari) per decine di milioni di euro sfruttando la speciale procedura di ‘svincolo diretto’, che prevedeva l’esenzione dall’applicazione di dazi ed Iva all’importazione su queste tipologia di prodotti ma solo nel caso in cui fossero immediatamente consegnati, senza alcun ricarico commerciale, alle strutture sanitarie pubbliche impegnate nella lotta alla pandemia. Nulla di tutto ciò accadeva. Era risultato infatti che la società, oltre a produrre documenti non veritieri, invece di consegnare subito la merce la commercializzava sistematicamente e a prezzi maggiorati a un’altra azienda, controllante della prima e riconducibile allo stesso legale rappresentante poi indagato per contrabbando aggravato. Già in questa prima fase erano stati sequestrati due milioni e mezzo di dpi. Successivamente è stato accertato che almeno 1,4 milioni di mascherine Ffp2 prive di idonea certificazione erano state vendute per diversi milioni all’Aou di Parma, che svolgeva il ruolo di centrale di acquisto per l’intera struttura sanitaria dell’Emilia-Romagna. A quel punto nei confronti dell’amministratore delle società coinvolte e di un consigliere del CdA sono stati ipotizzati anche i reati di truffa aggravata ai danni di ente pubblico e di falsità ideologica e materiale commessa dal privato in atto pubblico. Perizie tecniche hanno infine evidenziato che le Ffp2 in questione non rispettavano minimamente neanche i parametri di penetrazione del materiale filtrante previsti dalla norma di riferimento: arrivavano a una percentuale di possibile penetrazione di agenti patogeni del 73%, di gran lunga superiore a quella di riferimento che prevede un limite massimo del 6%.
Mascherine poco protettive per gli ospedali dell’Emilia Romagna: due indagati
17 settembre 2021
L’azienda di Faenza aveva venduto nel 2020 alle aziende ospedaliere universitarie dispositivi con penetrazione di agenti patogeni del 73%, contro il 6% previsto, arrivati dalla Cina: la guardia di finanza ha sequestrato beni per 11 milioni
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