REGGIO EMILIA – Il futuro dell’Emilia-Romagna si decide nei prossimi mesi: alle urne i cittadini andranno il 17 e 18 novembre, ma questa è la calda estate dei partiti impegnati a decidere candidati e alleanze. Scelte cruciali per la vittoria elettorale.
“La difesa della sanità pubblica sarà la mia linea del Piave”. Così Michele De Pascale, candidato del Pd alla presidenza dell’ente, due giorni fa ha subito chiarito la priorità assoluta del suo programma. Sanità che, però, è al centro anche della proposta della prima sfidante, la riminese Elena Ugolini, preside del “Malpighi” a Bologna. Per lei, il miglioramento delle prestazioni passa da un coinvolgimento del privato e del terzo settore, pur coordinati da una forte regia pubblica.
Sanità al centro della prima fase della campagna elettorale, con la giunta uscente che può rivendicare con orgoglio i risultati dell’ultima analisi della Fondazione Gimbe su dati del ministero della Salute che per il quinto anno consecutivo colloca l’Emilia Romagna al primo posto per quanto riguarda l’erogazione delle prestazioni previste dallo Stato, i cosiddetti “Lea”, i livelli essenziali di assistenza. Alle spalle dell’Emilia Romagna ci sono Veneto, Toscana e Lombardia in un’alternanza di modelli organizzativi che dimostra come sistemi diversi possano ottenere comunque buoni risultati, ma anche la qualità della sanità regionale.
Se la salute pubblica, principale voce di spesa della Regione, promette di caratterizzare la campagna elettorale, per partiti e candidati è il momento di stringere sulle alleanze. Il Pd e De Pascale hanno praticamente chiuso con Alleanza Verdi e Sinistra e anche l’intesa con il Movimento 5 Stelle sembra possibile, a differenza del 2020. La civica Ugolini, invece, guarda con fiducia al centrodestra con l’incognita Lega e Fratelli d’Italia, che furono tra i più critici del Governo Monti in cui era sottosegretaria al Miur. Gli incontri proseguono e il centrodestra dovrà decidere se scegliere di appoggiare un candidato civico. A Bologna con Guazzaloca funzionò, a Reggio Emilia con Tarquini l’esito è stato molto diverso.
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