BOLOGNA – Inaugurato questa mattina a Bologna, presso la corte d’appello, che è competente per tutta la regione, l’anno giudiziario. Tanti i temi toccati nei discorsi ufficiali.
Tra questi la strage del 2 agosto alla stazione di Bologna. “Attualmente con grande attenzione, impegno e fiducia stanno proseguendo le indagini della Procura generale su mandanti e correi dell’attentato che fece 85 vittime e 200 feriti e posso dire che è imminente la chiusura di una prima parte delle indagini riguardanti alcuni indagati”. Lo ha detto il procuratore generale Ignazio De Francisci.
Ma anche i reati commessi da minori sono sotto la lente. “Gli anni scorsi abbiamo commentato con preoccupazione i segnali provenienti dalla Giustizia minorile e anche quest’anno i motivi di consolazione sono pressoché assenti”. ha detto De Francisci nella relazione introduttiva. “La devianza minorile continua dunque a crescere di intensità. Essa si manifesta in particolar modo nei reati contro la persona – ha spiegato il magistrato – essendosi consumati nell’anno scorso due omicidi, di cui uno con arma da fuoco, nonché nei reati di natura sessuale aumentati del 29%”. Viene così confermata la tendenza in atto da alcuni anni nel distretto “caratterizzata dal modesto decremento del numero di notizie di reato e dall’aumento non solo dei delitti di maggiore gravità, ma anche dal numero complessivo degli autori di reato e del numero dei minori di 14 anni autori di azioni delittuose”.
In leggero calo gli omicidi, ma il 53,85% delle iscrizioni ha come parte lesa una donna. Aumentano le violenze sessuali (+13,40%), come pure lo stalking (+9,4%), i delitti contro l’assistenza familiare (+14,26%) e i maltrattamenti in famiglia (+9,56%). Un notevole aumento hanno avuto anche i reati di frode informatica (+27%) e crescono pure i reati fallimentari e quelli tributari.
Sui casi relativi ai presunti affidi illeciti in Val D’Enza, nel reggiano, “sono circoscritti territorialmente, peraltro tutti ancora al centro di un procedimento penale giunto alla fine delle indagini e quindi pronto per la verifica dibattimentale. Tutto ciò però ha diffuso l’idea che esista un generalizzato ‘sistema Bibbiano’, complice una informazione giornalistica non sempre misurata e a volte pressappochista. La polemica politica poi ci ha messo del suo, ma su questo meglio tacere”. Così ancora Ignazio De Francisci. Il Pg ha spiegato che la Procura minorile ha fatto una attenta valutazione “in merito agli effetti sulle decisioni giudiziarie delle ipotizzate azioni delittuose”. Ebbene l’esito di queste valutazioni “autorizza a ritenere – ha aggiunto De Francisci – che l’esercizio dell’attività giudiziaria non ha subito compromissioni di rilevo derivanti dalle condotte oggetto di indagine penale. Posto che gli interventi in corso a tutela dei minori coinvolti, emergenti da risultanze ulteriori rispetto alle relazioni dei servizi, sono risultati del tutto doverosi, seppur essi siano proseguiti con l’affidamento degli incarichi ad altri servizi e in alcuni casi con l’affidamento di consulenze tecniche”. “L’unico ed essenziale dato, che va in questa direzione fortemente ribadito – ha detto il presidente vicario della Corte d’Appello di Bologna, Roberto Aponte – è che va combattuto il messaggio volto a svilire la Istituzione ‘Tribunale per i minorenni’ descritto come uno strumento cieco di coloro che vogliono togliere i figli ai genitori. Viceversa – ha aggiunto Aponte – unico scopo perseguito da questo giudice è quello di salvaguardare i minori, se è assolutamente necessario, anche nei confronti della famiglia naturale, ipotesi questa purtroppo non infrequente. Si tratta sempre di decisioni drammatiche, veri e propri atti di riduzione del danno. Per questo non sono prese a cuor leggero. È sicuramente necessario rafforzare i servizi di sostegno alla genitorialità e investire nella formazione e supervisione di chi opera nel campo della fragilità famigliari, evitando decisioni troppo solitarie o basate su stereotipi del ‘buon genitore’. Ma è anche necessario non adagiarsi nell’idea che la famiglia ‘naturale’ sia sempre e comunque il luogo più sicuro dove crescere. Non sempre, purtroppo, è così”. Per Aponte, al di là dei possibili esiti dell’indagine penale, è fondamentale salvaguardare “l’Istituzione Tribunale per i minorenni”, che rimane essenziale strumento di tutela per i minori. “Questa, del resto, è la finalità sempre in concreto perseguita dal Tribunale per i minorenni – ha sottolineato il magistrato – il cui presidente, Giuseppe Spadaro, può legittimamente rivendicare, insieme a tutti i giudici, il merito dei risultati di un’attività che colloca l’ufficio in questione tra i primi della nazione per carichi di produttività”.
“Per la magistratura di sorveglianza, a diretto contatto con l’universo carcerario, l’ulteriore drammatico e improcrastinabile problema resta quello dei mezzi, delle risorse e delle strutture a fronte di un numero di soggetti carcerati sempre elevatissimo rispetto alla possibilità di capienza degli istituti penitenziari”. Ha continuato Aponte. Queste “carenze”, secondo il magistrato, “rischiano di pregiudicare anche la pronta adozione di basilari provvedimenti in materia di libertà, cosicché essenziale è sia la copertura delle vacanze, sia un ulteriore aumento d’organico previsto”. “La situazione degli istituti penitenziari è ancor più problematica rispetto allo scorso anno, perché da tempo è in atto la ripresa del fenomeno del sovraffollamento”. Al 30 giugno 2018, a fronte di una capienza regolamentare di 2.824 posti, i detenuti nelle carceri della regione erano 3.560. Nel corso dell’anno giudiziario in esame, invece, le presenze sono pari a 3.695 detenuti, a fronte di una capienza di 2.795 posti. Al 31 dicembre 2019, infine, le presenze erano pari a 3.834. L’istituto penitenziario con più detenuti è Bologna (855), seguito da Parma (639) e Modena (512).
La legge n. 69 del 19 luglio 2019, ‘Codice Rosso’, “rischia di determinare un forte aggravio di lavoro per la polizia giudiziaria e per le Procure del distretto”. Aponte spiega che la legge “desta qualche perplessità circa gli effetti sulla sospensione condizionale, di una partecipazione infruttuosa ai previsti percorsi di recupero presso enti o associazioni, che si occupano di assistenza psicologica ai soggetti condannati per i medesimi reati e sulle concrete caratteristiche di centri e del reperimento da parte del condannato delle necessarie risorse finanziarie, con il conseguente rischio di creare differenziazione in base al censo”.
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