BOLOGNA – Continua la protesta social dei genitori per il silenzio del governo sui bambini e la ripresa delle scuole.
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C’è il piccolo Ernesto, di 32 mesi, in braccio al sua papà documentarista. Ci sono Giulio, di 7 anni, Stefano e Federico di 2, insieme a mamma Alessandra, manager di una start up. E poi Martina, infermiera, ritratta sul posto di lavoro e mamma di Antonio, che ha 11 mesi. E Manuela, medico anestesista e rianimatore, mamma di Costanza (10 anni) e Gregorio (che di anni ne ha 8). Sono i genitori che hanno aderito alla campagna “Diritto alla Scuola-Senza scuola non si lavora”, mamme e papà lavoratori che in questi mesi hanno preso congedi e permessi, si sono organizzati per conciliare telelavoro e cura dei più piccolini, lezioni on line e videochiamate dall’ufficio, pulizie di casa e mille lavoretti per evitare che i figli finiscano sempre ed inesorabilmente davanti ad uno schermo, improvvisando soluzioni fantasiose per fare la spesa e comprare magliette e scarpine a chi, nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria, cresce di peso e altezza. Ma “oggi noi non vogliamo tacere” afferma il manifesto “Diritto alla scuola”. Perché, si legge ancora, “Si parla dei lavoratori perché è necessario riavviare le attività produttive, ma se i lavoratori diventano persone, con famiglie da tutelare, improvvisamente non se ne parla più. I genitori sono invisibili agli occhi dei nostri governanti e, con loro, i bambini”. E allora, afferma il manifesto, “Vogliamo che tutti i genitori come noi, che ogni giorno lavorano in silenzio, alzino la voce per farsi sentire”. Per farsi sentire basta pubblicare sulla pagina Facebook dell’iniziativa di protesta uno scatto di mamma o papà che lavorano vicino ai propri bimbi. “Oggi ci troviamo a dover scegliere tra la responsabilità di portare avanti il nostro lavoro e la necessità di prenderci cura dei figli, che chi ci governa pensa di parcheggiare fino a data da destinarsi. Inutile dire quale tensione in casa e che saranno, ancora una volta, tante donne a sacrificare la propria ambizione professionale” afferma ancora il manifesto di Diritto alla scuola. Che si conclude così: “La scuola deve seriamente entrare nell’agenda di governo: non va lasciata alle capacità dei presidi, alla dedizione dei singoli docenti o derubricata a problema privato”.
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