BIBBIANO (Reggio Emilia) – Tra le tante storie emerse in questi giorni di emergenza, ci sono anche quelle dei giovanissimi professionisti che si sono ritrovati in prima linea nelle corsie degli ospedali. Come quella della 29enne Gaia Manari, dottoressa di Bibbiano, impegnata nella Pneumologia dell’ospedale di Parma.
“E’ stato un periodo abbastanza duro – ha detto a Tg Reggio – un vero e proprio battesimo del fuoco, dopo pochi mesi dalla presa di servizio ci siamo trovati ad affrontare una vera a propria emergenza sanitaria, questo ci ha portato a crescere molto e ad accrescere le nostre competenze sia professionali che umane”.
La laurea in Medicina, poi l’ingresso nel reparto di Pneumologia del Maggiore di Parma travolto dall’epidemia di Covid. La vita professionale per Gaia Manari è cominciata così: “Ogni giorno i reparti si riempivano, i turni triplicavano, le ore non si contavano più. Eravamo stanchi, abbiamo pensato di non farcela”. Gaia ha ereditato la passione per la medicina dal papà, il noto cardiologo Danilo Manari. Con il Covid ha bruciato le tappe, anche dietro le protezioni che era costretta a indossare: “Questo ci ha limitato nel momento del conforto, ma anche nel momento della gioia. E’ venuto meno il rapporto medico-paziente che rende unico il nostro mestiere”.
Ora che anche la città ducale sta respirando, si può pensare a una carriera che è tutta da costruire: “E’ un’esperienza che penso segnerà per sempre la mia vita professionale, mi ha dato più fiducia in me stessa, mi sono messa molto in gioco e questo me lo porterò dietro per sempre. Poi, mi porterò dentro il significato della parola ‘collaborazione’, insieme ai colleghi medici e infermieri abbiamo davvero capito che cosa significa fare squadra”.
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