REGGIO EMILIA – Si alza il livello dello scontro tra la Cgil e la Ferrarini accusata di aver licenziato il secondo dipendente “scomodo”. Il gruppo si difende. Spiega il motivo dell’allontanamento e annuncia azioni legali a sua tutela.
***
Alla Ferrarini un nuovo licenziamento, il secondo, di un lavoratore “scomodo” come è stato definito dalla Flai Cgil. Il primo caso aveva riguardato un loro delegato sindacale, Nicola Comparato, il nuovo licenziamento interessa un 54enne della Costa d’Avorio, Alain Daje, in Ferrarini dal 2001, che – rende noto sempre il sindacato – risulta malato oncologico e colpito dal Covid, attualmente ricoverato in ospedale. Alla Camera del lavoro di Parma sono stati spiegati i motivi che inducono il sindacato a ritenere illegittimi questi allontanamenti.
Nicola Comparato, l’ex dipendente spiega: “Ho perso il lavoro per un capriccio di qualcuno in azienda, lotterò per avere giustizia”.
“Io mi pongo una domanda – aggiunge Antonio Gasparelli, segretario generale Flai Cgil di Parma – Ma è mai possibile che con un’azienda in concordato con 800 milioni di euro di debiti, che sta mettendo sul lastrico una serie di altre aziende, la signora Ferrarini continui a imperversare come se non ci fosse un Commissario che dovrebbe guidare l’azienda e come se se non ci fosse un pronunciamento del Tribunale?”.
Dal canto suo la Ferrarini in una nota spiega che il licenziamento del 54enne è avvenuto poiché l’uomo non avrebbe più dato notizie per mesi e si sarebbe così dato corso alla procedura. “Abbiamo agito nel rispetto della legge – la risposta del direttore del personale di Ferrarini, Anna Giovanelli – Siamo una delle poche aziende del settore agroalimentare a impiegare esclusivamente propri dipendenti diretti senza fare ricorso ad appalti”. E’ un attacco alla Ferrarini, così replica l’azienda che annuncia azioni legali a sua tutela.
La replica dell’azienda: “Ricostruzione scorretta”
“Abbiamo appreso dell’iniziativa odierna posta in essere da Flai Cgil Parma, seguita dalla diffusione di comunicati e contenuti su social network.
Appare chiaro che si sia strumentalmente utilizzata una vertenza di carattere giuslavoristico – vertenza che peraltro riteniamo non fondata – per sferrare un attacco alla Ferrarini.”
Questa la secca risposta del direttore del personale di Ferrarini Anna Giovanelli in merito alla conferenza stampa indetta da Cgil.
“Riteniamo che le dichiarazioni e le informazioni diffuse siano scorrette e lesive dell’immagine della Società e in relazione a questi fatti , ci tuteleremo nelle sedi più opportune.
Ribadiamo la circostanza che la Società ha sempre operato nel rispetto del contratto collettivo nazionale e della Legge.
Il rispetto dei lavoratori ha sempre contraddistinto la Ferrarini, come dimostrano i fatti: siamo una delle poche aziende del settore agroalimentare a impiegare esclusivamente propri dipendenti diretti senza fare ricorso ad appalti.”
Ed è proprio su questo tema che due giorni fa ha acceso i riflettori la Giovanelli.
“La Cgil attacca un’azienda alimentare che non utilizza cooperative “spurie” e che tutela i propri dipendenti. Come noto il mondo del lavoro nell’agroalimentare è inquinato dalla presenza di cooperative “spurie” che pagano meno e non danno tutele. Parliamo di migliaia di persone che non godono dei diritti che invece hanno i dipendenti di un’azienda come Ferrarini, che ha soltanto dipendenti diretti.”
Già mercoledì la Giovanelli dichiarava:
“E’ fondamentale chiarire che non è la Cgil, come scritto nei comunicati, ma sarà il Tribunale a dichiarare la legittimità o meno dei due licenziamenti di Nicola Comparato e Dadje Zah Alain Guy. Riteniamo di avere agito in modo assolutamente corretto e nel rispetto della Legge e delle necessarie garanzie per i lavoratori.
Ribadiamo che il licenziamento non ha nulla a che fare con la positività al Covid del lavoratore, di cui peraltro nulla sapevamo fino ad oggi, non essendoci mai pervenuto alcun certificato medico da parte del lavoratore e dai propri familiari. Per diversi mesi il lavoratore non ha comunicato nulla all’azienda , che si è dunque vista impossibilitata ad attivare un’interlocuzione.
Le motivazioni del licenziamento sono ben altre- e in questa sede manterremo il massimo riserbo per la tutela dello stesso lavoratore come richiede la legge- respingendo fermamente tutte le accuse che la Cgil ci rivolge, pubblicando strumentalmente informazioni sensibili del lavoratore.”