REGGIO EMILIA – “Sono sempre Totò e Peppino, capito? Totò vende a Peppino, Peppino vende ad Abdul, Abdul vende a Totò”. Così parlavano gli stessi indagati. Le prime intercettazioni sono del 2013. False fatturazioni, bonifici, giroconti, prestanome. La procura di Parma, che ha coordinato la Guardia di Finanza, ritiene che l’azione illegale andasse avanti da dieci anni.
Diciannove gli indagati di cui 10 reggiani, e nel gruppo quattro profili su tutti, i presunti ‘dominus’: i fratelli Marcello e Antonio Vetere di Reggio e l’avvocato Antonio Dimichele di Parma, per i quali il gip ha accolto la richiesta del carcere, e Alessandro Vitale, sempre di Reggio, per il quale invece la richiesta non è stata accolta.
Lo scorso luglio la villa di Antonio Vetere di via Palladio a Cadè era stata confiscata nell’ambito di un decreto emesso dalla procura generale presso la corte d’Appello di Bologna nei confronti della moglie al termine di un procedimento tributario per presunti mancati versamenti all’erario. Anche in questo caso non pagare l’erario, oltre a non pagare fonitori e creditori, era, secondo le accuse, l’obiettivo della presunta organizzazione a delinquere.
L’avvocato dei Vetere, Helmut Bartolini, si riserva dichiarazioni in futuro: venerdì è in programma l’interrogatorio di garanzia. 45 gli immobili posti sotto sequestro tra Reggio e Parma. Il cuore della vicenda è il centro sportivo Aqualena, del valore di 3,5 milioni. Le fiamme gialle hanno posto i sigilli anche ad altri due rami d’azienda connessi alla gestione di un albergo, l’Hotel City di Parma, a quote di partecipazione al capitale sociale di 26 aziende, a denaro per quasi 5 milioni di euro: somme che si ritiene siano state distratte da fallimenti di diverse società. Se ne contano 14 solo dal 2015 a oggi.
‘Massimizzavano i profitti di alberghi e centri sportivi – si legge nell’ordinanza – imputandone i costi ad altre società costituite appositamente’, società che poi venivano svuotate. Per Alfonso D’Avino Procuratore Parma “c’era una fitta rete, non per niente contestiamo l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, tra cui una serie di bancarotte fraudolente”
Sono stati di regola gli Istituti creditizi sui cui conti è transitata gran parte delle operazioni a segnalare: le cifre erano elevate e tonde, la documentazione non veniva fornita anche se richiesta, c’era una frequente sostituzione di persone nelle società. Vetere, Vetere, Vitale: le tre V di V.V.V. Aqualena srl, “i direttori d’orchestra – scrivono gli inquirenti – coloro che decidevano quali società costituire, quali far fallire”, a quali prestanome affidarle. Vitale è considerato l’anima operativa, i fratelli Vetere quella strategica, mentre l’avvocato Dimichele avrebbe messo a disposizione i suoi ‘talenti professionali’, scrive il gip.
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