REGGIO EMILIA – Col termine “povertà energetica” si intende la difficoltà a potersi permettere di accendere con regolarità i termosifoni d’inverno o, viceversa, i condizionatori d’estate oppure a utilizzare abitualmente gli elettrodomestici. Secondo l’ufficio studi della Cgia, Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre che ha elaborato i dati ripresi dall’Osservatorio italiano sulla povertà energetica, sono 2,2 milioni le famiglie italiane in questa condizione: 5 milioni di persone che vivono in condizioni poco salubri.
Parliamo, in Emilia Romagna, di 123.642 famiglie e cioè 265mila persone, con un’incidenza del 6,1%. Un dato più basso della media nazionale, che è dell’8,5%. I nuclei più a rischio sono quelli numerosi che più spesso si trovano in condizioni di disagio economico e occupano abitazioni in cattivo stato di conservazione, e le categorie più colpite, dopo quella delle persone disoccupate, sono pensionati e lavoratori autonomi.
A livello territoriale, la situazione più critica si verifica in Calabria. Le regioni invece meno coinvolte sono la Lombardia (con il 5,3% delle famiglie), la Liguria (4,8%) e le Marche (4,6%). Risultati, sottolinea la Cgia, “certamente sottodimensionati” perché riferiti a prima dello shock energetico scoppiato a inizio 2022.
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