REGGIO EMILIA – “Siamo preoccupati per il nostro futuro”: inizia così il lungo comunicato dei dipendenti dell’azienda Ferrarini nel quale si conferma la presenza alla manifestazione in piazza della Scala a Milano, nei pressi della sede di Banca Intesa.
Un’iniziativa che finisce al centro di un botta e risposta a tre: l’azienda stessa, i sindacati e la maggioranza delle Rsu che hanno indetto e organizzato questo presidio. Secondo gli organizzatori, è prevista la partecipazione di circa 200-250 dipendenti del gruppo, che risulteranno ufficialmente in ferie e raggiungeranno Milano a bordo di pullman.
Banca Intesa, scrivono i dipendenti, “è il primo oppositore della buona riuscita del piano di salvataggio e da tre anni in modo diretto o indiretto attacca l’azienda con ricorsi in tribunale e in Cassazione”. Questo, accusano, ha ritardato tutto l’iter concordatario e l’adunanza dei creditori, fissata ora a maggio 2022. Ben prima, il 14 dicembre, andrà all’asta la villa di Rivaltella, sede storica del gruppo. Intesa vanta crediti per un centinaio di milioni verso le società che ne fanno parte.
L’azienda, in concordato preventivo da luglio 2018, assicura di non aver promosso né tantomeno caldeggiato la manifestazione a Milano. E’ vero, gli stabilimenti di Rivaltella e di Lesignano Bagni (Pr) saranno chiusi ed è stata programmata una giornata di ferie collettive. Ma questa scelta, sostiene l’azienda, è stata fatta “per contenere i costi e preservare l’efficienza economica”. C’è da dire che il fronte dei dipendenti risulta spaccato, come testimonia la posizione della stessa Ferrarini che si dice impegnata a rispettare i diritti dei dipendenti che non condividono la manifestazione.
Dal presidio davanti a Banca Intesa si sono dissociati, invece, i sindacati. Cgil, Cisl e Uil, pur comprendendo le ragioni e la preoccupazione dei lavoratori che da tre anni si trovano in una situazione di estrema incertezza, spiegano di ritenere la manifestazione “non condivisibile perché non coerente col percorso assunto in sede di coordinamento di gruppo”, e chiedono di riattivare il tavolo istituzionale. Da qui la richiesta di un incontro al ministero dello Sviluppo economico.
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