BOLOGNA – Con la variante Delta in crescita e sulla scorta dell’esperienza inglese, il piano vaccinale contro il Coronavirus potrebbe subire un’ulteriore modifica: il nuovo target è l’immunizzazione totale, con doppia dose, degli over 60 che hanno fatto in prima dose AstraZeneca e devono aspettare da 10 a 12 settimane prima della dose di richiamo. Un lasso di tempo che potrebbe essere ridotto a 8 o addirittura a 6 settimane, in altre parole: doppia dose il prima possibile, anche per mettere a frutto le dosi residue di AstraZeneca che non possono più essere utilizzate sotto i 60 anni di età, e compensare il taglio – pare minimo, ma mancano certezze – delle forniture Pfizer. E con un altro incentivo: quello legato alla probabile riforma del Green Pass vaccinale, che secondo il viceministro alla salute Sileri dovrebbe essere concesso solo a chi ha già fatto la doppia dose. Avanti tutta dunque, anzi no: un dubbio rimane. Non sugli effetti collaterali di AstraZeneca, dato che con ogni probabilità anticipare la seconda dose non li aumenterebbe; semmai, sull’effettiva copertura che il vaccino garantisce. I trial presentati a gennaio da AstraZeneca dimostravano infatti che allontanando la seconda dose dalla prima il siero risultasse più efficace – anzi, molti ricorderanno che l’azienda aveva addirittura proposto di effettuare una mezza dose più una dose intera per evitare che interferissero, e decidendo poi di allontanarle per sortire lo stesso effetto. Secondo il trial una doppia dose AstraZeneca a quattro settimane di distanza conferisce una protezione media del 53%; a sei settimane la protezione sale al 65%; a otto settimane, decolla al 90%. A questo punto si tratta di scegliere: meglio dare una protezione ragionevole a più persone possibile, prima che la variante Delta prenda piede; oppure una protezione alta ma in tempi più lunghi? Ad Aifa e Governo l’ardua scelta. Meno problemi dovrebbero averne i minori di 60 anni vaccinati in prima dose con AstraZeneca, e chiamati a effettuare la dose di richiamo con Pfizer o Moderna: per loro, anticipare la dose di richiamo a otto o sei settimane dovrebbe garantire una protezione ottima; ma per farlo occorrerà sperare che il taglio nelle forniture Pfizer sia davvero del 5% e non di superiore.
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