REGGIO EMILIA – L’emergenza coronavirus ha colpito anche la categoria dei farmacisti. Nasce un movimento spontaneo di neo laureati che chiede, come già fatto con i medici, la concessione dell’abilitazione con la Laurea e l’abolizione dell’esame di Stato.
***
Sono stati fino ad ora più di 800 i farmacisti affetti da coronavirus in Italia. Questo ha portato alla chiusura di alcune farmacie presenti in piccoli comuni o località lasciando i cittadini senza un presidio per la salute fondamentale soprattutto in questa emergenza. Anche il farmacista si ritrova impegnato in prima linea nella lotta contro il coronavirus come fonte d’informazione pubblica sulla salute e la sicurezza, per un primo controllo dello stato di salute del paziente, e spesso come filtro per il soggetto affetto da coronavirus. Da qui nasce la richiesta dei dottori in Farmacia e Ctf (Chimica e Tecnologia Farmaceutica), non ancora abilitati. Come già concesso ai neo laureati in medicina, vista l’emergenza in atto, chiedono che venga riconosciuta l’abilitazione con la laurea, senza l’esame di Stato, per sostituire i colleghi malati.
La laurea in Farmacia e CTF prevede già un periodo minimo di 6 mesi di tirocinio obbligatorio (900 ore) da svolgere in una farmacia e riconosciuto e validato dall’Ordine dei Farmacisti. Secondo il Movimento Afci (Abilitazione Farmacia e Ctf Italia) il laureato, quindi, avrebbe già tutte le competenze sufficienti per intraprendere la professione. Da qui la richiesta che per il 2020, vista la circostanza eccezionale, sia annullato l’esame di Stato rendendo la laurea abilitante, così da sopperire in tempi brevi alla carenza di farmacisti sul territorio. Anche perché l’esame di Stato per i Farmacisti fu disposto nel 1958 quando il tirocinio era previsto nella fase post-laurea a differenza di quanto succede oggi in cui il tirocinio obbligatorio è già inserito nel percorso di Laurea.
Reggio Emilia laurea coronavirus emergenza coronavirus covid19 farmacisti esame di Stato