BOLOGNA – Ottocento morti da inizio epidemia, in una provincia da meno di 300mila abitanti, a fronte di un numero di casi analogo a quelli delle province più grandi della regione, Bologna e Modena, e mille in meno della più colpita, Reggio Emilia: una sproporzione colossale quella vissuta a Piacenza, rispetto al decorso del Coronavirus nel resto della regione. Un’epidemia esplosa rapidamente nella Bergamo d’Emilia, un fronte critico nel quale l’ingegno di medici e infermieri ha prodotto soluzioni straordinarie per ribaltare la situazione. Un protocollo che ha consentito di rendere fulminea la destinazione dei pazienti tra terapia intensiva, malattie infettive e degenza a casa, venendo pubblicato sulla rivista americana Radiology.
Proprio negli Stati Uniti si cercano soluzioni efficaci per i focolai più intensi, da New York alla Florida passando per la regione dei Grandi Laghi. Il modello dell’AUSL piacentina, ideato dal giovane radiologo Davide Colombi e illustrato in streaming dal direttore generale Luca Baldino e dall’assessore regionale Raffaele Donini, è ora preso in esame anche dalla sanità americana.
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