BOLOGNA – Piace a Confcommercio l’idea del premier dopo gli stati generali di abbassare l’economia per far ripartire i consumi. Un modo per salvare il commercio, già in crisi nera dopo il lockdown in Emilia Romagna.
Secondo uno studio di Unioncamere le vendite a prezzi correnti sono cadute dell’8,3% nel primo trimestre dell’anno rispetto all’analogo periodo del 2019. Si tratta del più ampio crollo delle vendite fino a ora registrato che interrompe una fase di contenimento della tendenza negativa e allontana la prospettiva di un possibile recupero.
Nel complesso, le imprese manifatturiere modenesi intervistate tra la fine di aprile e metà maggio hanno dichiarato di essere attive nel 90% dei casi ed il risultato regionale risulta analogo (91%), tuttavia nonostante l’apertura si sono avute notevoli ripercussioni sia sugli ordinativi che sul fatturato. Ben il 60% delle imprese rimaste aperte ha infatti dichiarato una diminuzione degli ordini maggiore del 20% dall’inizio del lockdown, mentre il 25% di esse ha denunciato un calo fino al 20%, solamente il 12% ha riscontrato ordinativi stabili. Quasi lo stesso andamento si riscontra per il fatturato, dove il 62% di imprese perde più di un 20% delle vendite.
Vanno molto meglio le imprese esportatrici, tra di esse solamente il 39% denuncia diminuzioni di ordini esteri maggiori al 20%. Nonostante siano rimaste aperte, la maggioranza delle imprese ha ridotto la produzione creando ripercussioni sulla filiera. A risentirne di più sono le micro e piccole imprese : quella da 1 a 5 addetti, accusano un calo di oltre il 13%. Quelle da da 6 a 19 addetti, una caduta del -9.