REGGIO EMILIA – A causa della lunga assenza di precipitazioni – dopo un febbraio invece anomalo da questo punto di vista – il fiume Po è in secca con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate a inizio agosto. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sul più grande corso d’acqua italiano in occasione della giornata mondiale dell’acqua che si celebra oggi.
Si tratta – sottolinea l’associazione – della conferma dei cambiamenti climatici in atto che hanno cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni, come dimostra la forte ondata di maltempo in atto nel meridione con bufere di neve e pioggia mentre al nord continua a splendere il sole pur con temperature ben più rigide rispetto alla media.
Al Ponte della Becca (Pv) il livello idrometrico del fiume è di -2,6 metri, con una situazione di magra che si registra in tutti i principali fiumi del bacino come l’Enza, che è vicino al minimo storico, o il fiume Savio. La stato del Grande Fiume è in realtà la rappresentativa di una situazione di carenza idrica che riguarda anche il lago di Como, che a Malgrate – precisa la Coldiretti – si trova sotto la media del periodo con un livello di riempimento del 12%.
La sofferenza idrica al nord – continua la Coldiretti – mette a rischio le operazioni di semina delle principali coltivazioni come il mais e la soia, necessarie per l’alimentazione degli animali in stalla, ma anche le piantine di barbabietola sono già in campo. La mancanza di acqua a fine inverno preoccupa l’agricoltura, poiché le riserve idriche sono necessarie per i prossimi mesi quando le colture ne avranno bisogno per crescere. Un fenomeno che si ripete nel tempo, come conferma il fatto che in Italia mancano 5 miliardi di metri cubi di acqua rispetto a 50 anni fa.
Si registra, in particolare, l’aumento degli eventi climatici estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal maltempo alla siccità. La mancanza di acqua rappresenta l’evento climatico avverso più rilevante per l’agricoltura italiana, con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno, soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. Nonostante i cambiamenti climatici, l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto.
A questo pro, la Coldiretti ha elaborato un progetto “immediatamente cantierabile”, lo ha definito il presidente Ettore Prandini: la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali.
L’idea è di “costruire” senza uso di cemento, per ridurre l’impatto ambientale, laghetti in equilibrio con i territori che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione. Il piano della Coldiretti sulle risorse idriche per il Recovery Plan punta alla transizione verde, in modo da risparmiare il 30% di acqua per l’irrigazione, diminuire il rischio di alluvioni e frane, aumentare la sicurezza alimentare dell’Italia, garantire la disponibilità idrica in caso di incendi, migliorare il valore paesaggistico dei territori e garantire adeguati stoccaggi per le produzioni idroelettriche green in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’Ue per il 2030.
Allarme siccità primaverile anche da Confagricoltura Emilia Romagna: «Terreni aridi e agricoltori alle prese con l’irrigazione di soccorso. In sofferenza le barbabietole da zucchero e il grano, come pure i medicai e le colture foraggere; a rischio il trapianto del pomodoro da industria e le semine del mais. Incubo “boom” di costi per le aziende agricole»
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