
(foto da Twitter)
REGGIO EMILIA – Cathy La Torre, quando ti sei accorta che l’Italia non è un paese per donne, e per tutte e tutti coloro che vivono situazioni soggettive divergenti dall’archetipo del maschio occidentale?
“Sono nata e cresciuta in un piccolo paese siciliano dove certamente la pressione per essere conformi a ciò che era la tradizione era molto forte. Ho avuto la fortuna di essere nata da due genitori intelligenti e con la mente molto aperta, ma tra scuola ed amici ho capito subito che io, essendo omosessuale, rischiavo di essere rifiutata, schernita, additata appunto come “diversa”. Quindi ero non solo donna, ma anche donna non conforme alle aspettative della società. Avevo due scelte: soccombere e adeguarmi a una vita finta, ipocrita, vuota oppure combattere per rivendicare la mia unicità e il mio valore”.
Da come ti racconti, da come agisci, appare che ci sia in te una vera e propria “rivolta” contro l’ingiustizia che anche una democrazia come quella italiana, tutto sommato, tollera rispetto alla condizione di tutela giuridica e prima ancora culturale nei confronti di chi incarna una diversità. Credi che la tua radicalità rispetto alla tutela dei diritti civili , che si rileva persino dal nome che hai dato alla tua attività professionale “Studio Legale WILDE SIDE- HUMAN FIRST” , ti abbia esposto a critiche che fanno di te una figura scomoda?
“In Italia esistono leggi contro la discriminazione e contro il razzismo quindi non partivamo proprio da zero, certamente queste norme necessitavano di un aggiornamento e di un adeguamento al diverso contesto culturale e ai cambiamenti occorsi nella società italiana, per questo ho lavorato insieme e sostenuto con convinzione l’amico Alessandro Zan per varare la legge che porta il suo nome. Le polemiche e le critiche pretestuose da parte di ambienti di destra e di fondamentalisti cattolici contro il ddl Zan però rendono molto evidente che esistono ancora ampie sacche della società che non hanno ancora compreso che tutelare e difendere dall’odio determinate categorie di persone non toglie nulla a nessuno, ma anzi aggiunge sicurezza e armonia all’intera collettività. Ecco, da queste sacche di arretratezza culturale spesso saltano fuori degli odiatori che mi insultano e mi minacciano, ma non riusciranno mai a fermarmi. Ho le spalle abbastanza grandi e soprattutto non mi sento sola”.
Nel tuo recente “Nessuna causa è persa” uscito nel novembre scorso parti dall’affermare che nel nostro Paese i diritti civili e sociali sono costantemente sotto attacco, mentre le leggi che cercano di rimuovere gli ostacoli al loro pieno riconoscimento sono osteggiate e hanno percorsi tortuosi . Il tuo però non è un saggio, tantomeno un saggio giuridico, ma un libro di storie, perché dietro ogni diritto negato, ogni divergenza dalla omologazione ci sono persone in carne e ossa. Il tuo prenderti cura dei diritti, ma ancor più delle persone che li rivendicano, mi sembra un approccio molto di genere. Le donne si prendono cura, questo, che è apparso come un destino sociale finalizzato anche alla emarginazione delle donne nel campo del privato e delle relazioni affettive, ha un potente valore invece anche nel contesto delle relazioni istituzionali, professionali, persino giuridiche. Sei d’accordo?
“Sono molto d’accordo, ho sempre pensato che la maggiore valorizzazione del ruolo della donna nella sfera pubblica non si debba limitare allo scimmiottamento dei modi e delle pratiche maschili ma passi necessariamente per una diversa prospettiva sia nelle pratiche sia negli obiettivi. Le femministe delle generazioni precedenti hanno percorso una lunga strada che ha consentito di smantellare molte norme convenzionali della società intrise di moralismo patriarcale, e sarò loro per sempre grata per questo, ma come dimostra anche la partecipazione femminile in questo ultimo governo Draghi, restano ancora tante cose da cambiare”.
Ci accomuna la professione e la passione per i diritti civili; per quanto ti riguarda è stata la tua attività di avvocata lo strumento per trasformare la passione in azione creativa e trasformativa. Le tue tante battaglie legali condotte con successo ti hanno anche valso nel 2019 la nomina di Miglior avvocato pro bono d’Europa. Mi permetto una digressione biografica per dire che la mia passione e la mia professione sono state dal 2009 per 10 anni messe a disposizione della Istituzione nella quale ho svolto il ruolo di Assessora a Reggio Emilia. Partendo dalla filosofia femminista della differenza sessuale ho trovato lo spazio per mettere in campo azioni che materializzassero l’uguaglianza nella differenza, evitando che essere uguali possa significare essere omologati. Da qui grazie a un indimenticabile lavoro con ArciGay, la Dott. Graglia e con tante istituzioni del territorio è nato il Tavolo Interistituzionale per il contrasto all’omotransnegatività e per l’inclusione delle persone LGBTQ e il protocollo operativo al fine di trasformare le buone intenzioni in azioni. Credo sia ancora un unicum in Italia, ne sei a conoscenza? Pensi che per gli enti locali possa essere questa la strada per avere cittadini e cittadine uguali nelle differenze?
“Ne ero a conoscenza perché ho seguito l’iter di costituzione attraverso la cronaca giornalistica, sono molto attenta alle esperienze che nascono da contesti di prossimità quale può essere un comune medio piccolo come Reggio Emilia perché le dimensioni umane consentono di avere un quadro molto veritiero della situazione e soprattutto sono più raggiungibili e “interrogabili” da parte di chi ha bisogno di essere difeso o tutelato solo in ragione del fatto che non si conforma alla maggioranza della popolazione. Queste iniziative, come la legge regionale di contrasto all’omobitransfobia, sono tutti piccoli preziosi pezzetti di un puzzle che si sta dipanando sotto i nostri occhi grazie alla lotta di tanti attivisti e di tanti amministratori pubblici sensibili per comporre una rete di sicurezza e rispetto che accolga come un caldo abbraccio tutte le soggettività, nessuna esclusa”.
Con 265 voti favorevoli, 193 contrari ed un astenuto è sta approvata alla Camera la c.d. Lagge Zan sulle misure di contrasto e prevenzione della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, genere, orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità. La legge modifica l’art. 604 bis c.p. che punisce le discriminazioni razziali, etniche, nazionali, religiose, introducendo la punibilità anche di quelle basate sul sesso sul genere, sulla identità di genere e sull’orientamento sessuale. Introduce aggravanti delle pene tramite il 604 ter, introduce sanzioni accessorie , la giornata nazionale contro l’omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia e prevede l’istituzione di centri contro le discriminazioni. Come prevedi potrà essere il percorso al Senato in questo nuovo scenario?
“Devo ancora smaltire del tutto la rabbia per gli ostacoli e le lungaggini pretestuose che hanno rallentato il percorso di approvazione del ddl Zan alla Camera, non che mi aspettassi un percorso liscio come l’olio, ma viverlo poi sulla pelle è sempre diverso e non è facile tenere a bada le proprie emozioni quando le questioni pubbliche toccano la tua materialità e la tua quotidianità di persona non binaria. Un nuovo governo che comprende anche Lega e Forza Italia mi fa fortemente temere per le sorti di questa legge al Senato. Sospetto che dovremo farci risentire con forza per impedire che finisca a marcire nei cassetti”.
Avrai visto campeggiare sui muri di Bologna le affissioni di CHEAP che ricordano che se sei donna e puoi divorziare, portare i pantaloni , scegliere liberamente la maternità, utilizzare anticoncezionali e cosi’ via devi ringraziare una femminista. Bena! quanto ti senti di condividere il senso di questa campagna e quali sono i tuoi rapporti con il femminismo?
“Adoro CHEAP e adoro i loro manifesti in giro per la città, in Italia i concetti espressi nei manifesti di CHEAP che hai citato vengono troppo spesso dimenticati per cui ben venga ogni occasione per rinfrescare la memoria. Il femminismo mi ha aiutato, tra le altre cose, a definire con precisione il mio profilo politico: la prospettiva di genere, facendo emergere i limiti di misurazione tradizionali dei livelli di benessere e del rischio di povertà della popolazione, ha rivelato asimmetrie, sistemi di autorità, gerarchie di genere all’interno della famiglia e quindi della società tutta che danneggiavano e danneggiano tuttora le persone di genere femminile ostacolando il raggiungimento della vera eguaglianza. La parola “femminista” per me indica una persona che ha deciso di stare dalla parte di chi subisce un’ingiustizia inflitta da una mentalità sessista. Una femminista si ribella all’idea che esistano dei ruoli prestabiliti da una società patriarcale, per cui ai maschi spettano dei compiti e delle responsabilità, alle donne altre. E lotta per rivoluzionare l’immaginario e il linguaggio affinché riflettano con rispetto tutte le componenti della società”.
Natalia Maramotti
Chi è Cathy La Torre
Cathy La Torre, nata a Trapani nel 1980 vive a Bologna dal 1998 dove ha studiato e intrapreso la sua attività di avvocata e giurista. Da anni lavora per promuovere e diffondere l’uguaglianza formale e sostanziale contro ogni forma di discriminazione. Nel 2008 è co-fondatrice del CESD – Centro Europeo di Studi sulla Discriminazione, nel 2010 viene nominata Vice Presidente del MIT – Movimento Identità Transessuale, carica che conserva fino al 2019. Fin dall’inizio della sua attività professionale si specializza nel diritto antidiscriminatorio con particolare riferimento alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, nonché sui diritti fondamentali delle persone LGBTQ – Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer. Accanto alla sua attività professionale e di attivista nei diritti in particolare delle persone LGBTQ, pone anche il suo impegno politico. Nel 2013 fonda il sito Gaylex.it, una rete speciale riservata agli avvocati e agli attivisti che lottano contro l’omofobia e la transfobia. Nel luglio 2019, lancia la campagna online Odiare Ti Costa, campagna che offre assistenza legale a chi è vittima di violenza e diffamazioni sul web; è proprio per questo progetto le è stato riconosciuto il primo premio nella categoria “professionisti pro-bono” ai The Good Lobby Awards del 2019.
Nel mese di agosto 2020 è co-fondatrice dell’organizzazione no-profit Exudo che offre in particolare il supporto per la campagna Love Education che mira ad avere un programma nazionale di educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole italiane.
Nel novembre 2020 esce il suo libro “Nessuna causa è persa” , un intreccio di storie che parlano di diritti negati e crimini d’odio, di omotransfobia e revenge porn, di nuove forme di genitorialità e leggi ancora tutte da scrivere, per avere un diritto così «comodo e confortevole» da non escludere nessuno.