REGGIO EMILIA – La Corte costituzionale ha stabilito che la legge del 2016 che voleva l’unificazione delle camere di commercio con meno di 75mila iscritti, deve trovare applicazione. Dunque le camere di Reggio, Parma e Piacenza dovrebbero unirsi secondo un patto già stabilito. In realtà oltre Enza c’è chi chiede di rivedere numeri ed equilibri.
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Non si tratta solamente di poltrone. Si tratta piuttosto di visioni strategiche del territorio. Le puntate precedenti della storia ci dicono che le camere di commercio di Piacenza, Parma e Reggio non raggiungono i 75mila soggetti per restare aperte secondo una legge del 2016 che oggi, dopo molti ricorsi, la Corte costituzionale ha decretato operativa. Fin dal 2016 dunque ci sono stati incontri tra i rappresentanti del mondo economico dell’Emilia occidentale in modo da portare alla creazione di una sola camera di commercio.
A Reggio, la più grande e la più ricca, sarebbero toccati la maggioranza dei consiglieri, la sede e il primo presidente. Per non creare in partenza situazioni non condivise, i reggiani avevano proposto di avere lo stesso numero di consiglieri di Parma e Piacenza ed avevano accettato che la sede fosse nella città più centrale, Parma. Dunque il consiglio che dovrebbe essere nominato dal presidente della regione Stefano Bonaccini oggi dovrebbe essere composto da 10 reggiani, 10 piacentini e 10 parmigiani. Poi però c’è la giunta nella quale entreranno 7 persone più il presidente. L’accordo prevedeva che entrassero 2 piacentini, 2 parmigiani e 3 reggiani con il presidente a rotazione. Il primo sarebbe stato Stefano Landi. A Parma tutto ciò non sta più bene. Sarebbero soprattutto gli industriali d’oltre Enza a chiedere una rappresentanza maggiore in giunta con un membro ducale in più. La recente proposta di avere una fermata della Tav a Parma (bocciata dal Governo) sarebbe uno dei motivi all’origine delle nuove richieste.
I colloqui riprenderanno in questi giorni mentre il presidente Bonaccini ha ricordato più volte che oltre ai criteri geografici vanno seguiti quelli di rappresentatività delle diverse categorie: commercianti, cooperazione, industria, settore primario e artigianato devono essere rappresentati equamente.
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