BOLOGNA – Da un lato il sollievo per il pacifico decorso del Green Pass Day; dall’altro la ferma condanna contro gli insulti rivolti in piazza a Bologna a Liliana Segre, superstite dei lager Nazisti e senatrice a vita. Così Stefano Bonaccini all’indomani della giornata che ha sancito l’obbligo di certificato verde per tutti i lavoratori. Il pensiero va poi alla pacifica manifestazione organizzata a Roma dai sindacati confederali dopo l’assalto di sette giorni fa alla sede nazionale della CGIL.
Nel frattempo Gian Marco Capitani, che ieri durante la manifestazione no pass a Bologna ha definito la senatrice “una donna che ricopre un seggio che non dovrebbe avere perché porta vergogna alla sua storia e che è Liliana Segre, che dovrebbe sparire da dove è” ha scritto una letera aperta di scuse per i toni, non per la sostanza. “Non sono un razzista non ho mai negato la Shoah e di certo non sono antisemita. Ho provato ad interloquire con Lei nella certezza di poter trovare ascolto e mi son ritrovato giudicato per una singola parola. Nell’ultimo anno e mezzo non si contano le frasi violente e le istigazioni alla violenza espresse nei confronti di chi ha una diversa opinione sulla campagna di vaccinazione di massa in corso. Ecco Senatrice, su questo avrei tanto voluto sentire la Sua voce, una parola di ferma condanna nei confronti di chi ha scatenato una sorta di caccia all’uomo. Questa non è violenza? Non è discriminazione? Non c’è istigazione all’odio nel far passare l’equazione manifestanti uguale terroristi? Ho provato a rivolgermi a Lei perché sono certo che Lei più di chiunque altro possa capire cosa significhi sentirsi discriminati”.
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