BOLOGNA – Spento uno scontro, quello con la direttrice generale dell’assessorato, Licia Petropulacos, per Raffaele Donini se ne accende un altro, con i medici di medicina generale. Dopo l’annuncio della riorganizzazione della sanità emiliano-romagnola post pandemia, e di fronte al progetto di sviluppare le Case di Comunità – super ambulatori di prossimità dove si concentrano tutti i professionisti e i servizi, pensati per ridurre gli accessi dei codici bianchi nei Pronto soccorso – il segretario regionale della Federazione italiana medici di base, Fabio Maria Vespa, ha deciso di rassegnare le dimissioni, non senza togliersi qualche sassolino dalle scarpe. “Le persone non vanno al pronto soccorso perché non trovano il medico di base, ma perché devono fare accertamenti diagnostici in tempi brevi, cosa non semplice in un ambulatorio senza gli strumenti che ci sono in ospedale”, spiega Vespa, spiegando come in questi due anni i medici di base si siano destreggiati tra un numero elevatissimo di pazienti positivi da gestire e accuse di inappropriatezza. “Se vogliono riorganizzare la sanità di base, devono sapere che ci sono dei professionisti che non possono essere continuamente offesi, io ho deciso di dimettermi per questo motivo”, rincara Vespa. “C’è un accordo nazionale in bozza, su cui siano d’accordo nella parte che vuole rafforzare la sanità territoriale, con l’impiego dei medici di base nelle case di comunità – dice Donini – poi i medici di medicina generale continueranno a seguire i loro pazienti negli ambulatori, mantenendo il rapporto di fiducia con gli assistiti”.
Intanto, ai costi esorbitanti della pandemia si aggiungono quelli della guerra sulla Sanità regionale già gravata da debiti milionari. L’ultimo ricalcolo riguarda le bollette di ospedali e altre strutture pubbliche – e già quello precedente all’inizio delle ostilità sul suolo ucraino aveva scatenato nuove preoccupazioni.
Il caro bollette scombina i piani della Sanità agli albori della maxi-riforma che concentrerà il primo ascolto sulle Case della Salute, per sgravare i reparti di pronto soccorso e lenire il disagio per la carenza di medici di base: una falsa partenza per la riforma da 529 milioni di euro finanziata attraverso il PNRR.
