BOLOGNA – Dopo le vacanze di Natale il ritorno a scuola è di fatto “solo sulla carta”, perchè in queste due settimane “i protocolli non hanno funzionato” e i contagi “sono aumentati in maniera esponenziale”. Per questo, “i decreti vanno rivisti il prima possibile. Non aspettare altre due settimane”.
E’ la dura presa di posizione nei confronti del Governo di Raffaele Donini, assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna e coordinatore della commissione Salute delle Regioni a livello nazionale. Donini ha fatto il punto sulle scuole regionali questa mattina in quarta e quinta commissione in Regione. A oggi si contano in tutto 2.415 focolai negli istituti contro i 748 della settimana tra il 10 e il 17 gennaio. Allo stesso modo, le classi in quarantena sono passate da 969 a 2.225: sono 670 nell’infanzia, 846 alle elementari, 226 alle medie e 292 alle superiori. Tra la settimana 10-17 gennaio e la settimana 17-23 gennaio, le persone in quarantena nelle scuole sono passate da 79.660 (di cui 74.478 studenti) a 104.546 (di cui 98.758 studenti). I ragazzi in isolamento per Covid oggi rappresentano quasi il 16% del totale della popolazione in quarantena: erano 1.157 il 10 gennaio e 13.528 il 17 gennaio. “La progressione è sotto gli occhi di tutti”, rimarca Donini.
L’incidenza dei contagi nelle scuole è schizzata da 4.504 a 6.494 casi su 100mila abitanti nelle ultime due settimane, rispetto a un’incidenza generale in regione di 2.659 contagi su 100.000 persone. “Se davvero tutti crediamo che la scuola sia tale soprattutto se è in presenza, e se davvero crediamo che sia la priorità nazionale – va quindi all’attacco Donini – allora dobbiamo impegnarci tutti a rivedere i protocolli che in queste due settimane non hanno funzionato, a rivedere i decreti e metterci intorno a un tavolo celermente per far sì che si aumenti la possibilità di una scuola in presenza effettiva, e non solo sulla carta. Altrimenti, il ritorno a scuola è solo sulla carta e non effettivo”.
Donini indica la direzione: “Prima di tutto, bisogna almeno equiparare la quarantena tra gli studenti e il resto della popolazione. Non si capisce perché le scuole debbano avere un regime più restrittivo. Se riteniamo che la scuola sia il luogo più sicuro, dobbiamo essere conseguenti: non ci devono essere maggiori restrizioni rispetto alla popolazione generale. Se i super vaccinati non osservano la quarantena, perché devono osservarla a scuola? Se vale per un 20enne, deve valere anche per un 13enne”.
Come Regioni, continua Donini, “chiediamo poi anche una svolta più radicale. Per esempio, nelle materne pensiamo che si possano ridurre i 10 giorni di quarantena e si debba superare la regola matematica, anche un po’ brutale, di “un caso tutti a casa” perché sta provocando una reazione a catena di quarantena. Secondo l’assessore, “devono andare in quarantena solo i contatti stretti, non anche chi era già assente quando è insorto il caso. E vanno considerati anche i bambini guariti come gli adulti guariti: cinque giorni a casa e poi di nuovo a scuola”.
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