BOLOGNA – Schermaglie tecniche, il calendario delle prossime udienze e altre richieste di astensione all’indirizzo di uno dei giudici della corte d’Appello: tutto questo al centro, questa mattina alla Dozza di Bologna, della prima udienza del secondo grado del processo Aemilia.
***
Il tempo e la gestione di questo tempo sono stati i protagonisti della prima udienza del secondo grado del processo Aemilia con rito ordinario, con i legali già in fibrillazione per l’organizzazione delle udienze proposta dalla corte: una trattazione delle posizioni degli imputati a gruppi, secondo prenotazione fatta dagli avvocati stessi. Relazione della corte d’appello, accusa, parti civili e difesa tutto in un’udienza. Una sorta di scorporo del processo, che da prassi invece prevede prima tutte le relazioni della corte, poi via via il resto ricominciando ogni volta dall’inizio.
Un’ora e mezzo di questa prima udienza è trascorsa solo con l’appello dei 120 ricorrenti, alcuni dei quali collegati in videoconferenza da carceri di mezza Italia con l’aula bunker della Dozza di Bologna. Un’aula sede di processi eclatanti come quello contro la banda della Uno bianca. Inutilizzata da anni, è stata adeguata dal punto di vista tecnologico per questo secondo grado del processo Aemilia.
La corte ha annunciato che i due filoni, l’ordinario e l’abbreviato da 24 imputati la cui prima udienza è stata celebrata il 13 febbraio, verranno riuniti. Il giudice a latere Giuditta Silvestrini ha detto no alla richiesta di astensione avanzata dall’avvocato di Sergio e Francesco Bolognino per la sua partecipazione al collegio di Aemilia bis, richiesta che verrà probabilmente formalizzata in istanza di ricusazione. Su quella analoga già avanzata dal legale di Pasquale Brescia si attende un responso.
Gli imputati Francesco Amato e Michele Bolognino hanno annunciato dichiarazioni spontanee, l’ex calciatore campione del mondo Vincezo Iaquinta non era presente in aula.
I pm chiederanno che venga confermato quanto stabilito in primo grado: l’esistenza di una cosca ‘ndranghetistica che negli ultimi 30 anni si è infiltrata in Emilia. “E’ chiaro che quando si parla di mafia locale, l’argomento è delicato. Si tratta di fare il nostro lavoro come sempre”. Un “gruppo di criminali presentabili, che vestono abiti nuovi, pronti a cannibalizzare – così scriveva la corte del primo grado nelle motivazioni – quegli imprenditori che con loro avevano fatto affari”.
E’ il caso, ad esempio, dell’imprenditore edile di San Felice sul Panaro Augusto Bianchini, condannato nell’ottobre 2018 a 9 anni e 10 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. E proprio San Felice, assieme a Concordia, a Mirandola, a Finale, all’Unione dei Comuni dell’area nord e alla Provincia di Modena, con anche la Cgil di Modena, si sono costituiti parte civile anche in questo secondo grado.
La Provincia di Reggio e i Comuni di Reggio, Gualtieri, Reggiolo, Montecchio, Brescello e Bibbiano e la Cgil di Reggio si sono costituiti parte civile anche in questo secondo grado. In aula alla Dozza spiccava un’unica fascia tricolore, quella del sindaco di Castelnovo Monti, Enrico Bini: “Penso sia importante dare questi segnali a un territorio che è stato fortemente colpito da fenomeni di infiltrazione mafiosa”.
Leggi e guarda anche
Appello processo Aemilia: le perplessità degli avvocati difensori. VIDEO