BOLOGNA – Le cooperative sociali dell’Emilia-Romagna lanciano un “grido d’allarme” rispetto alla tenuta dei servizi pubblici che garantiscono: dalle Case residenza anziani, ai centri socio riabilitativi per disabili. La richiesta rivolta alla Regione, presentata da Legacoop sociali, Confcooperative Federsolidarietà e Agci. Riguarda la richiesta di un adeguamento tariffario riferito ai servizi accreditati. Si tratta, infatti, del 65% dei servizi erogati sul territorio dalle cooperative che ora, a causa dell’aumento dei costi energetici e del progressivo invecchiamento della popolazione, rischiano un disavanzo di 74 milioni di euro nel 2023.
Il rischio è che molte cooperative siano costrette a chiudere e a farne le spese sarebbero principalmente le persone non autosufficienti. Un problema da risolvere con urgenza: venerdì l’assessore emiliano-romagnolo al Welfare, Igor Taruffi, ha convocato un tavolo in Regione per discuterne. Si parla di un settore che in Emilia-Romagna coinvolge oltre 840 cooperative, 53mila lavoratori (oltre 30mila nei servizi accreditati) e che genera un fatturato annuo di 2 miliardi e 112 milioni di euro.
Dal 2009, quando ha preso avvio l’accreditamento, il costo di produzione dei servizi è aumentato, e rispetto a questo aumento non si sono registrati aumenti analoghi da parte della pubblica amministrazione.
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