REGGIO EMILIA – Il nome di Giovanni Paolo Bernini è di nuovo accostato all’inchiesta contro la ‘ndrangheta Aemilia, questa volta dalla Procura della Corte dei Conti. Dalla relazione con la quale l’organismo governativo ha aperto il suo anno giudiziario, nella sezione “danni all’immagine della pubblica amministrazione”, emerge che l’esponente di Forza Italia a Parma è tra i citati a giudizio dall’ente, chiamato a un risarcimento di 100mila euro.
Il nome di Bernini non è esplicitato, così come nessun altro di quelli delle persone citate e le cui posizioni verranno trattate nelle prossime settimane, ma la procura della Corte dei conti descrive un profilo che corrisponde al politico di centrodestra, parlando di “un consigliere comunale di un comune capoluogo di provincia accusato di corruzione elettorale”.
Il danno contestato è di 100mila euro perché la cifra è “pari al doppio dell’utilità patrimoniale di cui vi è riscontro nel processo penale”, si legge, visto che “è stato acquisito il versamento di 50.000 euro al fine di ottenere l’interessamento dei partecipanti al sodalizio criminoso per il procacciamento di voti”. E’ la somma che, secondo l’accusa di Aemilia, Bernini aveva promesso a Romolo Villirillo per ottenere il suo appoggio nella raccolta dei voti che lo avrebbero dovuto favorire nella competizione elettorale del 2007 a Parma. Nell’inchiesta Aemilia, lo ricordiamo, Bernini venne inizialmente accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e poi di voto di scambio: è stato scagionato dalla prima accusa e prosciolto invece per prescrizione dal reato di corruzione elettorale.
Bernini, interpellato dall’agenzia Dire, rimarca che nella relazione non si fa il suo nome, dicendo “che mai da nessuno sono stati dimostrati alcun versamento o relazioni con la ‘ndrangheta” e che “durante il processo Villirillo ha smentito categoricamente in aula alcun versamento da parte mia”.
Tra i citati, anche Domenico Mesiano, cui vengono chiesti 200mila euro per danni al corpo di appartenenza. La procura della Corte dei conti fa infatti riferimento, sempre nel contesto indagine Aemilia, a “un’assistente capo della polizia riconosciuto colpevole in via definitiva del reato di concorso esterno in associazione mafiosa”.
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