REGGIO EMILIA – “In merito alle vicende verificatesi nell’ambito delle investigazioni concernenti l’operazione Aemilia è stata avviata da questo dicastero un’attività conoscitiva di natura ispettiva che al momento risulta coperta da segreto”. Ha risposto così Claudio Durigon, leghista, sottosegretario del Ministero del lavoro, all’interpellanza presentata dal parlamentare di Fratelli d’Italia Gianluca Vinci per chiedere al governo se fosse a conoscenza di quanto sostenuto dall’ex magistrato Roberto Pennisi, secondo cui esponenti politici di sinistra sarebbero stati tenuti al riparo dalle attività investigative della Direzione distrettuale antimafia di Bologna.
Durigon ha spiegato in aula che è stata avviata un’indagine ministeriale interna che prende in considerazione la relazione trasmessa tre anni al ministero della Giustizia da Pennisi. Quest’ultimo sostiene che nel 2013 gli fu impedito di indagare su alcuni amministratori locali. Una ricostruzione smentita sia da Roberto Alfonso e Giuseppe Amato, che hanno guidato la Dda di Bologna dal 2009 ad oggi, sia dai procuratori nazionali antimafia Franco Roberti e Federico Cafiero De Raho. Nel replicare Vinci si è definito “sinceramente soddisfatto”. I magistrati che hanno fatto le indagini sulla ‘ndrangheta finiscono dunque nel mirino del governo della destra. Le indagini hanno colpito le cosche e hanno superato il vaglio di tre gradi di giudizio. Ma oggi una certa politica cerca di prendersi la rivincita.
Reggio Emilia Parma Modena processo Aemilia Dda 'ndrangheta Bologna indagine ministero inchiesta Aemilia Governo ispettori