MARANELLO (Modena) – Dopo 27 anni, di cui 25 in Formula Uno, l’esperienza di Mattia Binotto in Ferrari giunge alla conclusione. Un’ascesa graduale benedetta dai giganti del Cavallino Rampante, per primo Jean Todt che lo volle nella squadra di Michael Schumacher a partire dal 1997, sotto l’egida di Montezemolo; da allora la scalata ai vertici, da ingegnere dei motori a responsabile del KERS, fino all’approvazione di Sergio Marchionne nel 2015, quando a Binotto fu attribuito il parziale riscatto tecnico del Cavallino Rampante dopo il disastroso 2016. Anche l’ascesa a team principal dell’ingegnere reggiano è legata a un anno critico, il 2018, che vide Binotto subentrare a Maurizio Arrivabene guidando la lenta risalita fino alla stagione appena conclusa, all’onorevole secondo posto nelle classifiche piloti e costruttori condito da 12 pole position e 4 vittorie, pur tra le polemiche per gli errori al muretto e il salto di qualità mancato – e invece azzeccato da Red Bull – nella seconda metà della stagione. Voci di divorzio erano trapelate nelle scorse settimane, frettolosamente smentite dalla Ferrari, ma ormai non ci sono dubbi: nel 2023 Mattia Binotto non sarà più il team principal e lascerà addirittura Maranello. Sarebbe stato proprio lui a manifestare “la sensazione di non godere più della fiducia di John Elkann” presentando le dimissioni; a sostituirlo dovrebbe essere il numero uno di Alfa-Sauber, Frederic Vasseur, forse preceduto ad interim dall’amministratore delegato Benedetto Vigna. Se ne va, dunque, il bersaglio principale degli strali dei tifosi delusi, lo scudo alle critiche verso la squadra corse – anche interne, come a Silverstone quando rimproverò, e non per la prima volta, l’astro nascente Charles Leclerc. Se ne va col rimpianto, Binotto, dopo l’anno della riscossa tecnologica e dei 554 punti di squadra resi possibili da un progetto azzeccato, quello della F1-75, lavorando d’anticipo sulle novità regolamentari e azzerando un gap che sembrava incolmabile. A mancargli è stata semmai, la capacità di ricostruire in pista e nei box una squadra in grado di cogliere le occasioni vincenti. Serve un “pistarolo” in Ferrari, questo il mantra: Frederic Vasseur, uomo di pista sin dalla Formula 3 vinta con Hamilton nel 2005, sembra l’uomo giusto per costruire una Scuderia di nuovo infallibile sotto pressione.
Reggio Emilia dimissioni Maranello Ferrari Formula 1 Mattia Binotto john elkannAddio di Binotto alla Ferrari: “Credo di non godere più della fiducia di Elkann”. VIDEO
25 novembre 2022Nel 2023 l’ingegnere reggiano non sarà più il team principal e lascerà addirittura Maranello